Comunicati stampa
Consiglio regionale: rappresentanza di genere nelle commissioni comunali
In apertura della seduta del Consiglio regionale, il presidente della Regione Arno Kompatscher ha ricordato l’imprenditrice Agitu Ideo Gudeta, vittima di femminicidio, sottolineandone l’impegno nella comunità, lo spirito e la forza: “Il suo progetto”, ha detto, “rimane parte integrante dell’avvenire che dobbiamo consegnare alle prossime generazioni. La sua morte non può che lasciarci sgomenti e impegnarci a combattere ogni forma di violenza sulle donne”.
Il pres. Roberto Paccher ha quindi comunicato che i conss. Cia e Urzì avevano fondato il gruppo consiliare Fratelli d’Italia, di cui Alessandro Urzì era capogruppo.
È toccato quindi a Helmut Tauber (SVP) informare il plenum delle sue dimissioni dalla carica di segretario questore nell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, in conseguenza alla decisione presa in merito dal direttivo SVP. Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha sostenuto che gli era difficile votare per le dimissioni, poiché Tauber aveva sempre ricoperto in maniera corretta il suo ruolo. Anche il pres. Roberto Paccher ha ringraziato Tauber per il suo lavoro costruttivo in questi due anni. Gerhard Lanz (SVP) ha annunciato voto favorevole alle dimissioni, che sono state accolte con 31 sì, 3 no, 11 astensioni. Gerhard Lanz (SVP) ha quindi proposto l’elezione a segretaria questora di Jasmin Ladurner (SVP), che è risultata eletta con 29 preferenze.
Si è proceduto quindi alla sostituzione di Paolo Ghezzi, consigliere dimissionario, nella II commissione legislativa. Paolo Zanella (Gruppo Misto) ha chiesto chiarimenti sul fatto che il posto non venisse assegnato alle minoranze. Il pres. Paccher ha spiegato che, essendo il Gruppo Misto già rappresentato, la rappresentanza era da attribuire a chi aveva un resto più alto, vale a dire la Lega Salvini Südtirol, indipendentemente dalla presenza o meno in Giunta, come rilevato di nuovo da Zanella. Alla Lega spettava addirittura un’unità intera, essendo sottorappresentata nelle commissioni: 4 posti contro i 5,2 cui avrebbe avuto diritto. Sara Ferrari (Partito Democratico) e Brigitte Foppa (Gruppo Verde) hanno sposato la posizione di Zanella: un consigliere di minoranza avrebbe dovuto essere sostituito da un altro consigliere di minoranza. D’accordo anche Alex Marini (Movimento 5 Stelle): andava garantito il diritto di un gruppo consiliare a partecipare ai lavori degli organi consiliari, e questo doveva valere per ogni commissione, non per le commissioni nel complesso. Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha ritenuto problematico adeguare la consistenza delle commissioni all’effettiva rappresentanza dei gruppi, aggiungendo però che forse la rinuncia originaria della Lega a un posto in commissione era dovuta a una diversa distribuzione e consistenza dei gruppi. Il pres. Roberto Paccher ha condiviso questa tesi, che sarebbe stata chiaria. Lucia Coppola (Gruppo Misto) ha invitato a non far prevalere il fatto tecnico a quello politico, perché in questo modo un consigliere di minoranza veniva sostituito da uno di maggioranza. Mirko Bisesti (Lega Salvini Trentino) ha proposto Alessandro Savoi (Lega Nord Trentino). Il punto all’ordine del giorno è stato rinviato al primo pomeriggio per verificare la questione dal punto di vista giuridico.
È quindi ripresa la trattazione del disegno di legge 1, Rappresentanza di genere nelle commissioni consiliari dei Comuni (Foppa, Dello Sbarba, Staffler). Come riporta la relazione al disegno di legge, la legge 215/2012 prevede che gli statuti comunali debbano garantire la presenza di entrambi i generi nelle Giunte e negli organi collegiali. L’ordinamento delle leggi elettorali degli organi comunali della Regione Trentino-Alto Adige è in parte stato adeguato, escludendo però da tale obbligo le commissioni consiliari. Il disegno di legge elimina questa eccezione.
La discussione sul disegno di legge era stata avviata lo scorso 12 febbraio. Dopo che l’aula ha accolto il passaggio alla discussione articolata, Brigitte Foppa (Gruppo Verde) ha illustrato un emendamento sottoscritto da alcuni consiglieri, compresa la SVP, per ribadire il principio di rappresentanza di genere nelle commissioni dei Consigli comunali, considerando però che nel caso ci fossero troppe poche donne esse avrebbero la scelta se entrare o meno nelle commissioni, il tutto nel rispetto della rappresentanza linguistica.
In merito all’emendamento condiviso, Gerhard Lanz (SVP), primo firmatario, ha spiegato che si era dato conto di una serie di sollecitazioni: era stata rilevata, in caso di scarsa rappresentanza, la difficoltà di essere presenti in tutte le commissioni. Paolo Zanella (Gruppo Misto), che ha sostenuto che la legge è un contributo alla rappresentanza delle donne: “La questione della rappresentanza di genere è una questione fondante in politica, perché le donne portano un contributo legato alla loro visione del mondo”; ha quindi ritirato il suo emendamento sottoscrivendo quello di Lanz. Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia) ha condiviso il principio alla base della proposta, mettendo però in guardia nei confronti di ostacoli burocratici. La SVP, come dimostrato dal voto ieri a Roma, anche qui faceva una svolta a sinistra. Il Consiglio dei Comuni era nettamente contrario in Trentino, e contrario anche in Alto Adige: andavano garantite le giuste rappresentanze, ma privilegiando la competenza, altrimenti in provincia di Bolzano sarebbero stati necessari difficili incastri per rispettare la norma, che era un’iniziativa suicida. Il suo partito aveva una presidente donna che aveva raggiunto questo ruolo grazie alle sue competenze, non all’introduzione di gabbie. Mirko Bisesti (Lega Salvini Trentino) ha apprezzato la proposta di Lanz, che tendeva a superare anche il problema della troppa burocrazia segnalato da Urzì. Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) ha rilevato che la disposizione avrebbe garantito la presenza in tutte le commissioni di una persona magari entata con i resti, a fronte di consiglieri con un gran numero di voti: la rappresentanza doveva essere equa, ma rispettare la volontà popolare. Maria Elisabeth Rieder (Team K) ha apprezzato che fosse stata raggiunta, con tanta pazienza e dopo un lungo iter, una soluzione di compromesso. Si trattava di un piccolo passo, la politica ora avrebbe dovuto reagire promuovendo le candidature e la partecipazione delle donne: l’obiettivo era il 50% di rappresentanza negli organi consiliari. Argomentare col tema delle capacità era qualcosa che in altre situazioni, per esempio le assegnazioni dei primariati in base al gruppo linguistico, non avveniva. Lucia Coppola (Gruppo Misto) ha accolto l’emendamento di Lanz e ringraziato Foppa per il disegno di legge, assolutamente necessario a fronte della sottorappresentanza delle donne. Non rappresentare le donne nelle commissioni consiliari esclude la rappresentanza delle donne e del loro vissuto: della misura si potrebbe fare a meno se tale rappresentanza fosse assicurata, ma così non è. Questa norma serve dunque a far sì che ognuno e ognuna si senta rappresentato e rappresentata, promuovendo anche visioni differenti, di cui tenere conto. Si tratta di un passo avanti, non di un intralcio alla buona amministrazione. Magdalena Amhof (SVP) ha rilevato che la proposta era stata più volte rielaborata in più di un anno, ma la versione attuale teneva conto di molti aspetti, anche grazie all'impegno di Lanz a trovare una soluzione con i colleghi trentini per tenere conto della realtà altoatesina. Nella vita politica è importante tenere conto di tutti i punti di vista, e non è opportuno servirsi del concetto di competenza per impedire la partecipazione, come accade ogni volta che si tratta di donne, e mai in altri ambiti. Va garantita la pluralità in tutti gli ambiti decisionali, valorizzando - e non solo tollerando - la partecipazione delle donne. Sara Ferrari (Partito Democratico) si è detta per la prima volta, sulla questione di genere, orgogliosa di far parte del Consiglio regionale. La Regione, infatti, era l’unica che non aveva applicato la doppia preferenza di genere nelle elezioni comunali, introdotta dal 2012 in tutto il resto d’Italia: quella di oggi era un’occasione di riscatto. Forze politiche che in passato forse avevano avuto una pregiudiziale sul tema oggi l’avevano superata, e questo andava riconosciuto: si ammetteva che la presenza femminile nei luoghi decisionali è un vantaggio collettivo, né di destra né di sinistra. Se si facevano forzature per la rappresentanza etnica, non si vedeva perché non lo si possa fare per la rappresentanza femminile.
La discussione sul disegno di legge riprenderà alle 14.30.